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Autore MANUELA BONGIORNO

Codice ISBN 978-88-31212-04-5

Il principio del contraddittorio è quel principio, cardine all’interno di tutti gli ordinamenti processuali degli stati di diritto, che consente ai destinatari di un provvedimento giurisdizionale di partecipare al processo nel cui il provvedimento viene reso, su un piano di parità con tutte le altre parti coinvolte. Tale principio consacra l’antico brocardo latino dell’audiatur et altera pars per cui il giudice non può procedere senza aver chiamato avanti a sè tutte le parti per ascoltare le loro ragioni.

Nel linguaggio comune il contraddittorio descrive un contrasto dialettico tra opposte posizioni assertive. In ambito giuridico, e segnatamente nel processo civile, il contraddittorio consente alle parti in lite di partecipare, e in qualche modo orientare a proprio favore la decisione finale.
Il libro ripercorre l’evoluzione del principio del contraddittorio nel processo civile a partire dall’art. 38 del c.p.c. del 1865, passando per l’originaria formulazione dell’art. 101 c.p.c. del 1942 e la sua evoluzione legislativa e giurisprudenziale, e si conclude con la trattazione delle problematiche inerenti all’effettiva applicazione del contraddittorio da parte della giurisprudenza di legittimità e di merito.
In particolare, viene trattata la tematica della validità delle sentenze c.d. “della terza via”, anche successivamente alla novella legislativa n° 69/2009, che ha determinato la vigente formulazione dell’art. 101 c.p.c.
L’intento del medesimo libro è quello di determinare, attraverso l’analisi della giurisprudenza, se l’art.101 comma secondo, si limiti a qualificarsi quale regola a carattere formale che avrebbe dovuto tutelare il diritto al contraddittorio, e correlativamente il diritto di difesa delle parti, o si sia sostanzialmente mostrata incapace di ridefinire positivamente l’assetto dei rapporti tra il Giudice e le parti.

Autore AGOSTINO FERRARA

Codice ISBN 978-88-31212-00-7 

Tale elaborato parte dal dramma classico, e realizza un romantico excursus tra letteratura, musica e teatro, sino ad  arrivare alla simulazione processuale. Processo a Medea: Accusa, difesa e sentenza finale. Da Euripide ai giorni nostri. La Medea euripidea a è una donna «tremenda» (δεινὴ), il suo sguardo ha la stessa ferocia di una «leonessa». Medea è “colei che non piange”, una sorta di Filumena Marturano  ante litteram. Questo peculiare aspetto è preso in considerazione da Cesare Pavese nei Dialoghi con Leucò. Euripide, Eduardo, Pavese. Il lavoro procede nella direzione critico-comparatistica tra chi accusa e chi difende la nostra protagonista. Medea amans o Medea furens, Ovidio ne vuole evidenziare la peculiare capacità di fare e disfare, di trasformarsi, cioè la metamorfosi di Medea. Che Medea sia anche una vittima, non è un’acquisizione recente della critica. Oltre alla sezione accusatoria, vi sarà una sezione dedicata alla difesa. È soprattutto con la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel clima maturato dopo la caduta del nazifascismo, che questa caratterizzazione del personaggio riceve maggiore attenzione. In questa direzione si inserisce uno dei più interessanti ritorni a Medea del Novecento, il romanzo Medea. Voci  della scrittrice tedesca Christa Wolf, poi adattato anche per la scena teatrale. Tanto altro si leggerà, ma perché si continua a parlare del mito di Medea? Il mito persiste nel tempo in quanto più sono arcaiche le caratteristiche tanto più rimangono inamovibili, ma anche perché siamo noi a volerlo, siamo noi che avvertiamo la necessità di mantenere in vita la sua esistenza. Questa volontà di mantenere in vita quel mondo lontano, arcaico, violento e perturbante, ha, come si scrive Jung, un fine terapeutico.

 

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